Il 23 ottobre del 1983 a Beirut vennero portati a termine due tra i primi attacchi suicidi della storia moderna usando due camion bomba per colpire separatamente gli edifici che ospitavano rispettivamente le forze americane e francesi. Circa alle 06:20 di quel 23 ottobre un camion Mercedes-Benz da 19 tonnellate si avvicinò ai cancelli della base americana che ospitava il 1° battaglione Marines. Il camion non destò sospetti finché non giunse in prossimità della recinzione dove iniziò ad accelerare sfondando le barriere di cemento. A quel punto il camion lanciato a piena velocità si schiantò contro un edificio che ospitava i militari facendo esplodere la carica esplosiva di poco meno di 10.000 chili di TNT che fece crollare l’edificio. Meno di dieci minuti dopo, un attacco similare venne condotto contro la caserma della 3a compagnia paracadutisti francese. Forse proprio perché allarmati dall’esplosione precedente, i francesi riuscirono ad aprire il fuoco contro il camioncino che si dirigeva verso di loro. L’autista venne ucciso e il veicolo si arrestò poco distante dalla loro base, ma il mezzo esplose ugualmente probabilmente perché la bomba era controllata con un telecomando. Le vittime furono: 241 Marines americani, 58 soldati francesi, 6 civili, e i due autisti suicidi.
Quegli attacchi, pur non essendo i primi in assoluto, aprirono comunque la via alla tattica dell’attacco suicida oggi così comune. Proprio per questo motivo è necessario un approfondimento per meglio comprendere sia la tattica in sé sia i conflitti di oggi.
Per ciò che riguarda quegli attacchi in Libano rimando a queste due pagine: una su al-Jazeera con alcune immagini e filmati; l’altra della CNN che ricostruisce il coinvolgimento americano in Libano in quegli anni.
Per approfondire invece il tema degli attacchi suicidi rimando invece a:
-un articolo scritto da me e dall’amico Claudio Bertolotti, Suicide Attacks: Strategy, from the Afghan War to Syraq and Mediterranean region. A triple way to read the asymmetric threats in cui attraverso il caso afghano si mettono in luce le ragioni strategiche della diffusione di questa tattica;
-al mio libro, ISIS. Storia segreta della milizia islamica più potente e pericolosa del mondo
che oltre a mettere in luce l’ampio utilizzo della tattica in vari
contesti da parte del sedicente Stato Islamico ho un’appendice che si
focalizza proprio sulla sua storia e gli sviluppi strategici;
-D. Tosini, Martiri che uccidono. Il terrorismo suicida nelle nuove guerre, uno sguardo più sociologico ma ricco di spunti e dati sul fenomeno.
Dell’enorme
letteratura inglese sul tema cito a solo titolo di esempio un paio di
lavori che per ragioni diverse sono sicuramente importanti:
-Hafez M., Suicide Bombers in Iraq. The Strategy and Ideology of Martyrdom,
libro del 2007 che prende in esame con molti dati i primi anni del
conflitto in Iraq in cui l’attacco suicida è stato ampiamente
utilizzato;
-Moghadam A., Suicide Terrorism, Occupation, and the Globalization of Martyrdom: a critique of Dying to Win, una critica a un testo molto influente di Pape che inquadra nel contesto strategico attuale il fenomeno.