In questi giorni in Italia si fa un gran parlare di alcune decisioni della commissione Serianni sull’eliminazione del tema di Storia dalla maturità. La risposta degli storici italiani non si è fatta attendere, ha raccolto migliaia di like e condivisioni sui social e ha sottolineato, nelle parole di Fulvio Cammarano, professore di Storia contemporanea all’università di Bologna, come la storia faccia “parte del presente, e senza la consapevolezza di ciò che è accaduto non daremmo un senso alla nostra scena politica e sociale”. Che in Italia la Storia sia da tempo bistrattata e ignorata non è certo una novità e a ulteriore conferma che nel nostro Paese il sapere storico sia del tutto marginalizzato dobbiamo ricordare la recente polemica relativa al nuovo libro di Antonio Scurati. Ernesto Galli della Loggia ha evidenziato un’enorme quantità di errori (anche se sarebbe meglio dire falsi) storici sparsi per tutto il libro dalla data sbagliata della battaglia di Caporetto (per la cronaca 24 ottobre-12 novembre 1917); all’accusa a Salandra di aver causato 6 milioni di morti (confondendo evidentemente i conflitti mondiali e dando una cifra errata per i caduti italiani durante la Prima guerra mondiale, per l’Italia furono 650.000 circa di militari caduti più quasi 600.000 i civili, la somma quindi è ben al di sotto di quella indicata da Scurati); al fatto che nel 1846 lavorassero al Teatro alla Scala degli elettricisti (la lampadina elettrica fu brevettata nel 1875 e solo in quegli anni si crearono le prime centrali elettriche). Queste castronerie dimostrano una pericolosa mancanza di capacità di contestualizzazione storica.
Ed è su questo aspetto che voglio soffermarmi. La Storia, lo studio del passato, la conoscenza di ciò che è successo (comprese le tanto bistrattate date) sono un elemento essenziale per capire il presente e per comprendere le dinamiche politiche e sociali che abbiamo di fronte. La Storia è uno dei due assi cartesiani, il secondo è la Geografica, essenziali per capire la Politica, i conflitti, le cause e le conseguenze. Senza la Storia si perde non solo la dimensione tempo, assolutamente imprescindibile per posizionare correttamente fatti, personaggi, idee, ma anche il legame inscindibile tra l’oggi e ciò che è stato. Le dinamiche politiche odierne hanno radici storiche individuabili (senza però incorrere nel rischio di spingersi sempre più indietro ed eliminando quindi la casualità e le scelte individuali dal quadro storico complessivo) che vanno studiate, comprese e capite per poter avere una visione complessiva del problema. Non solo, l’esempio tratto dalla Storia ci è utile per capire come alcune scelte di oggi possano portare ad alcune conseguenze piuttosto che ad altre, pur senza esagerare nella comparazione poiché nulla è già scritto.
La Storia è l’antidoto migliore, probabilmente l’unico, che possa mettere un freno al flusso di fake news che oggigiorno dominano i media, anche quelli più “prestigiosi”. Solo chi sa inquadrare un problema da un punto di vista storico riesce a “fiutare” una bufala pur non essendo un esperto di quel campo.
Un esempio concreto? Eccolo qui. Il giorno 24 ottobre 2018 l’onorevole Antonio Tajani, che secondo la pagina di Wikipedia ha frequentato il Liceo ginnasio Torquato Tasso di Roma e si è laureato in giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma oltre a essere vice presidente di Forza Italia e presidente del Parlamento europeo dal 17 gennaio 2017, ha avuto un battibecco con Nigel Farrage, leader dello Ukip (UK Independence Party) fino al 2016 ed eurodeputato dal 2009. Oggetto del contendere il ruolo storico dell’EU nei confronti delle dittature del XX secolo e in particolare del nazismo e del comunismo. A 0:24 del video l’on. Tajani dice testualmente “queste due dittature sono scomparse grazie all’Unione Europea”. Ah sì? Facciamo una piccola lezione di Storia. L’Unione Europea così definita nasce dal trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992, dall’avvento della valuta unica (2002) e dal successivo trattato di Lisbona (dicembre 2007). Il processo di integrazione europeo in chiave puramente economica iniziò molto prima, negli anni ’50 del XX secolo: Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA, 1951), Comunità Economica Europea (CEE, Trattati di Roma nel 1957) e Comunità Europea dell’Energia Atomica (CEEA, Trattati di Roma nel 1957). Viste le date, possiamo fare un paio di considerazioni. Primo, l’esperienza storica del nazismo si concluse l’8 maggio 1945 con la firma della capitolazione tedesca, ovvero 10 anni prima dei Trattati di Roma e ben 50 anni prima di quello di Maastricht. Seguendo la logica dell’on. Tajani allora potremmo anche dire che l’EU ha impedito il riemergere dell’Impero romano. Non si possono confondere due epoche diverse. E infatti, e questo è il secondo punto, fa bene l’on. Farrage al minuto 1:40 a sostenere che il nazismo fu abbattuto grazie ai militari americani e del Regno Unito, non a fantomatici soldati dell’EU (che nemmeno ora ha una minima parvenza di forza armata per abbattere anche la più insignificante dittatura del mondo).
L’on. Tajani incassa il colpo sul nazismo e quindi sposta l’attenzione sul comunismo dicendo che “la dittatura comunista ha finito la sua stagione quando molti Paesi dell’est Europa sono entrati a far parte dell’Unione Europea” (minuto 2:46). Qualche altra data. Il crollo dell’impero sovietico avvenne nel biennio 1989-1991: prima con il crollo del Muro di Berlino (9 novembre 1989 con il processo di unificazione delle Germanie completato il 3 ottobre 1990 e con altre azioni di protesta in Polonia e Romania) e poi con la fine ufficiale del’URSS (26 dicembre 1991 quando venne ammainata la bandiera rossa sul Cremlino). Basta fare un confronto con queste date e quelle ricordate prima per vedere che di nuovo l’UE è nata dopo e quindi non può certo essere la causa della fine del Comunismo. Inoltre i Paesi a cui l’on. Tajani si riferisce sono entrati nella UE ben dopo la fine dei regimi dittatoriali comunisti. Infatti, solo dal 1º maggio 2004 entrano a far parte dell’unione ex Paesi del blocco sovietico come l’Ungheria, la Polonia, la Slovacchia (separatasi pochi anni prima dalla Repubblica Ceca), la Lettonia, l’Estonia, la Lituania, la Repubblica Ceca e la Slovenia (che all’epoca della Guerra Fredda faceva parte della Jugoslavia la quale non era ufficialmente parte del blocco sovietico ma era comunque guidata dalla dittatura comunista di Tito). La Romania e la Bulgaria entreranno nel 2007 mentre nel 2013 sarà il turno della Croazia. Siccome i primi Paesi a entrare nell’UE lo fecero ben 13 anni dopo la fine dell’URSS, come può essere che il comunismo sia finito con la loro adesione all’EU? Semplice non si può, anche perché il comunismo venne abbattuto da tre concomitanti fattori che nulla hanno a che fare con l’UE. Primo, la potenza nucleare americana che con l’amministrazione Reagan innalzò il livello dello scontro con l’URSS al punto che quest’ultima dovette cedere riconoscendo, attraverso i trattati sul nucleare, la sua posizione non più di primo piano (dove era l’UE all’epoca? Dove sono le sue forze di deterrenza nucleare?). Secondo, il ruolo centrale della NATO in quanto alleanza a difesa dell’Europa occidentale in contrapposizione con il Patto di Varsavia dell’Europa Orientale (dov’era in tale quadro l’esercito dell’UE che si contrapponeva al comunismo?). Terzo, il crollo dei comunismi fu frutto anche di una struttura economica interna che semplicemente non poteva reggere.
L’on. Tajani poi dice “io credo che voi [Farrage e altri] abbiate il dovere di rispettare le posizioni di tutti” (minuto 3:10), questo è vero ma manipolare la Storia, falsificarla ai propri scopi, distorcerla o inventarla di sana pianta come ha fatto l’on. Tajani non è una posizione da rispettare, bensì è ignoranza della storia, mancanza di conoscenza dei fatti o al peggio propaganda europeista.
Infine, un capolavoro del senza senso logico. Minuto 3:45 “se sono stati garantiti 70 di pace in Europa dopo le due orribili dittature, questo lo si deve soprattutto all’Unione Europea”. Ripetiamo l’Unione Europea nasce tra il 1992 e il 2007 quindi, ben che vada, ha 26 anni, non ha garantito la pace che fu invece garantita dalla NATO, mentre nell’est si sono svolte svariate ribellioni contro le dittature comuniste spesso represse nel sangue (Berlino 1953; Ungheria 1956; Cecoslovacchia 1968e in quei casi dov’era l’UE?), l’UE non ha garantito la pace in Europa nemmeno dopo la sua fondazione, le guerre nella ex Jugoslavia tra il 1991-2001 ce le siamo già scordate? “Questa è la storia forse lei dovrebbe rileggerla in maniera un po’ più attenta” così si chiude il video, e in effetti questa frase l’on. Tajani dovrebbe dirsela allo specchio tutte le mattine.
Senza uno studio della Storia come sarebbe possibile capire le implicazioni di tutto ciò? Come è possibile sviluppare un pensiero critico e ponderato? La risposta è semplice quanto disarmante: non si può. Senza la Storia si entra veramente nel 1984 di Orwell, un regime dominato dal presente dove l’oggi domina su tutto e il pensiero critico non è ammesso.