Sto leggendo il testo di Giubilei, Storia del pensiero conservatore. Dalla Rivoluzione francese ai giorni nostri e nel capitolo sul conservatorismo in Francia mi sono imbattuto nel paragrafo dedicato a Gustave Le Bon (1841-1931) e al suo Psicologia delle folle. Ho così scoperto che il testo è stato ripubblicato negli ultimi anni il che mi ha fatto piacere perché mi ha riportato alla mente i tempi da studente universitario. Nell’anno accademico 2000/2001, infatti, partecipai a un seminario del prof. Tuccari su masse e totalitarismi e come mio intervento portai proprio il testo di Le Bon che però all’epoca era introvabile e quindi mi affidai a una polverosa edizione della biblioteca dell’università. Sapere che il testo è invece ora disponibile sul mercato mi ha fatto tornare la voglia di rileggerlo e di andare a cercare i vecchi appunti (trovati!) su un libro che all’epoca reputai un classico e un passaggio obbligato per capire sì il comportamento delle masse, ma soprattutto la politica del XX e anche del XXI secolo (si pensi a come sia semplice influenzare masse di utenti sui social network tanto per capirsi).
Gustave Le Bon, che pubblica il libro nel 1895, riconosce che si stia entrando in un’epoca diversa dalle precedenti in cui le masse giocheranno un ruolo cruciale e sostiene che in futuro la potenza delle folle influenzerà i destini delle nazioni (si pensi ai vari totalitarismi del XX secolo). Individua inoltre dei caratteri specifici delle folle che per loro natura sono un qualcosa di diverso dalla semplice somma degli individui che le compongono. Ovvero le folle una volte formatesi costituiscono una sorta di “individuo” a se stante con proprie caratteristiche e una propria psicologia.
Un primo elemento distintivo delle folle è il sentimento di potenza: grazie al numero l’individuo acquista un sentimento di potenza che singolarmente non avrebbe e di conseguenza perde il suo senso di responsabilità che invece ha come persona. Nasce una sorta di certezza dell’impunità che spinge ad avere sentimenti sempre più violenti e scollegati dalla realtà. In questo contesto si pensi ai cosiddetti “leoni da tastiera”, ovvero quelle persone che si lasciano andare ai più terribili insulti sui social, ma che poi se ripresi singolarmente ritrattano. Un secondo elemento è il contagio mentale, ovvero all’interno della folla si sacrifica l’interesse personale per seguire i desiderata della folla. Infine, Le Bon riscontra come le folle siano fortemente suggestionabili.
L’individuo all’interno della folla diventa quindi un qualcosa di diverso perché si annulla la sua personalità cosciente, mentre emerge la sua personalità incosciente; i suoi sentimenti vengono diretti in un unico senso, che è quello della folla; infine, vi è una immediata applicazione delle idee, ovvero si perde quel processo razionale di valutazione delle azioni che invece un individuo razionale compirebbe.
Per Le Bon quindi le folle sono schiave degli impulsi e sono estremamente mutevoli nelle loro idee il che le rende anche molto difficili da controllare, anche perché si innesca un meccanismo all’interno della folla per cui l’ignorante ha lo stesso valore dell’intelligente (si pensi alle follie antivax o delle scie chimiche) per cui ciò che l’individuo dentro una folla vede non è il vero oggetto ma l’immagine evocata di quell’oggetto.
Sono due i caratteri delle folle che ne spiegano anche la diffusione oggi e come sia facile spingere le folle verso gli estremi: la semplicità e l’esagerazione. Questi sentimenti di semplicità poi chiariscono anche il perché le folle accettino o respingano in blocco determinate idee, ne consegue che le folle siano per loro natura intolleranti e autoritarie. Siccome la folle vogliono ubbidire e devono essere guidate sono particolarmente propense a figure carismatiche ed è per questo che nella seconda parte del libro Le Bon affronta, tra le altre cose, la figura del capo, le sue caratteristiche e le varie declinazioni. Nell’ultima parte del testo poi l’autore si sofferma sulle diverse categorie di folle: criminali, di classe, elettorali ecc.
Psicologia delle folle è un libro da leggere per capire meglio la società di massa di oggi e come alcuni elementi legati al “politicamente corretto”, alla diffusione di notizie (bufale) e alla forza dei social network possano influenzare le persone e il sentire comune. Le Bon non offre soluzioni, ma di certo il pensiero critico e la capacità di non farsi trascinare rappresentano due buoni strumenti per resistere almeno dal punto di vista individuale. Inoltre potrebbe essere interessante applicare questo filone di riflessione ai gruppi di miliziani legati a vario modo al jihadismo globale di oggi per capire meglio il processo di radicalizzazione e il come i singoli individui vengano coinvolti nel gruppo.