21 Novembre, 2024

Machiavelli

Il 03 maggio del 1439 nasceva a Firenze una delle figure più importanti per quanto riguarda il pensiero politico: Niccolò Machiavelli. Una figura centrale per la riflessione politica da una varietà di punti di vista, un autore che ha scritto pagine ancora oggi studiate in tutte le università e che ci offrono costantemente considerazioni importanti sui vari aspetti della Politica e della vita politica. Tra la fine del ’400 e l’inizio del ’500 fu una figura politica importante per Firenze partecipando attivamente anche ai rapporti diplomatici con Roma, la Francia e la Germania (tra le altre). Da queste esperienze trasse varie riflessioni che confluirono sia in sue opere minori sia in esempi riportati nei suoi testi più noti e conosciuti. Nel 1512 i Medici riuscirono a riprendere il potere a Firenze e lì finì la carriera di Machievelli il quale venne incarcerato, torturato e poi liberato ma comunque escluso da incarichi pubblici. Questa fu forse la nostra fortuna poiché proprio quella situazione lo spinse a isolarsi nel suo podere dell’Albergaccio, a Sant’Andrea in Percussina, tra Firenze e San Casciano in Val di Pesa e a dedicarsi alla scrittura politica più teorica come ovviamente Il Principe (1513), I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (1513-1519) e L’arte della guerra (1519-1520).
Machiavelli è uno dei massimi rappresentanti della scuola realista e probabilmente il primo dell’epoca moderna dopo il periodo classico greco-romano che vide in Tucidide il rappresentate più noto. Fu anche colui che influenzò profondamente il pensiero di illustri filosofi successivi che intorno alle sue idee o rileggendolo si formarono come Hobbes, Schmitt, Morghentau o cambiando orizzonte a Clausewitz. È quindi impossibile sottostimare la sua importanza e rilevanza nel quadro della riflessione politica occidentale. Gli aspetti del suo pensiero che andrebbero ricordati ed analizzati sono moltissimi, ma qui vorrei limitarmi a un paio, forse tra i meno considerati ma che reputo centrali per comprendere la politica del XXI secolo e il fenomeno guerra.
Benché all’interno della disciplina della Relazioni internazionali spesso si faccia riferimento solo ad autori del XX secolo o successivi perché la disciplina è nata ufficialmente dopo la Prima guerra mondiale, in realtà alcune correnti di pensiero hanno radici molto più lontane nel tempo. Un bel libro, in realtà un’antologia, da questo punto di vista è Chris Brown, Terry Nardin, Nicholas Rengger (edited by), International Relations in Political Thought. Texts from the Ancient Greeks to the First World War, Cambridge University Press 2012. In particolare il realismo ha padri nobili che risalgono alla Grecia classica e in questo panorama Machiavelli spicca in modo particolare. Il suo approccio alla politica non potrebbe essere più realista: “colui che lascia quello che si fa per quello che si dovrebbe fare, impara piuttosto la ruina che la persevazione sua”, ovvero serve capire la realtà e adattarsi in qualche maniera e non agire basandosi su astratti principi.
Uno degli aspetti centrali della riflessione di Machiavelli è indubbiamente il ruolo della Storia e quindi conoscere il passato è il passo necessario per progettare il futuro, da qui anche il suo interesse per il passato romano che lo porterà, per esempio, a scrivere L’arte della guerra riprendendo idee tipicamente romane. Invita, inoltre, a capire lo spirito dei tempi e la natura degli uomini, poiché a seconda dei contesti la stessa azione politica ottiene risultati diversi quindi chi ha successo è colui che conosce i tempi e vi si adegua.
Dal suo studio della politica emergono alcune caratteristiche immutabili di quel mondo, ovvero: il primo e massimo compito di chi governa è difendere gli interessi del proprio Stato (l’etica politica è dunque il bene dello Stato in quanto istituzione indipendente); questo si traduce in una ricerca di sicurezza verso l’esterno che porta quindi a scontri con altre entità politiche che perseguono lo stesso scopo; ne consegue che coercizione e violenza sono connaturate alla politica che quindi è lotta per il potere. Il tema della sicurezza e della violenza armata sono centrali nella riflessione di Machiavelli perché sono elementi centrali della vita politica in sé, un aspetto questo che troppo spesso oggi viene semplicemente ignorato e che molte delle teorie più recenti delle Relazioni internazionali hanno accantonato.
Ne Il Principe torna diverse volte sul tema della centralità della forza armata (“dove sono buone armi conviene che siano buone leggi”) sempre però sottoposta a un controllo politico delle istituzioni, lui è un grande oppositore delle milizie mercenarie che risultano essere legate più al denaro che a chi le assolda.
Altra famosa riflessione di Machiavelli è quella del leone e della volpe, ovvero in politica serve la forza, e serve anche saperla usare bene e con la massima determinazione possibile, ma serve anche l’ingegno, la furbizia. Entrambi questi elementi devono convivere nel Principe e devono far sì che venga garantita la sicurezza dello Stato.
Un’opera che oggi quasi non viene presa in considerazione, ma che in realtà Machiavelli riteneva essere il suo lavoro più importante è L’arte della guerra. Sicuramente il testo pecca di originalità visto che recupera il lavoro di Vegezio e riadatta l’esempio dell’antica Roma ai suoi tempi ignorando e sottovalutando il ruolo dell’artiglieria che proprio in quegli anni si stava imponendo sui campi di battaglia europei. Però non mancano elementi di novità o quanto meno utili per comprendere meglio la natura della guerra. Secondo Machiavelli il comando deve essere dato a un’unica persona e serve coraggio, obbedienza, entusiasmo e ferocia. Un altro elemento poi lo avvicina in modo singolare a Clausewitz è che Machiavelli riconosce come in guerra il rischio, l’incertezza e i pericoli siano del tutto ineliminabili e dunque facciano parte della sua natura più profonda e immutabile (al di là quindi di qualunque ritrovato tecnologico). Inoltre la battaglia è il regno della confusione il che ha un impatto non secondario sulle prestazioni del soldato. Da qui nasce l’esigenza di un addestramento continuo e mirato. Un aspetto che potrebbe apparire banale oggi, ma che in realtà in quel contesto non lo era.
Qui non ho certamente potuto inserire tutti gli aspetti importanti, originali o cruciali della riflessione politica di Machiavelli, ma ho cercato di offrire un primo sguardo ad alcuni elementi che potrebbero farci capire meglio l’oggi e offrirci strumenti di analisi politica efficaci.
Inutile dire che su Machiavelli si possa trovare una bibliografia enorme, mi limito a ricordare alcuni titoli del tutto indicativi. Alessandro Campi ha curato un paio di volumi che leggono l’autore fiorentino da un interessante punto di vista, ovvero quello delle congiure e in un’epoca di bufale come la nostra non posso non ricordarli: Campi, Varasano, Congiure e complotti. Da Machiavelli a Beppe Grillo, Rubbettino 2016; Campi, Machiavelli and Political Conspiracies. The Struggle for Power in the Italian Renaissance, Routledge, New York-London, 2018 . Per quanto concerne, invece, opere più tradizionali sul suo pensiero consiglio Q. Skinner, Machiavelli, Il Mulino (purtroppo al momento fuori catalogo) e Emanuele Cutinelli-Rendina, Raffaele Ruggiero, Machiavelli, Carocci, Roma 2018.

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