Il 1° luglio 1780 nasceva nella piccola cittadina tedesca di Burg uno dei più famosi teorici della guerra: Carl Philip Gottlieb von Clausewitz. Fu un ufficiale prussiano che combatté contro i francesi nelle guerre seguite alla Rivoluzione francese in varie occasioni e che si ritagliò poi un ruolo importante a partire dal suo arrivo a Berlino alla Krieg Akademie intorno al 1800.
La figura di Clausewitz è indissolubilmente legata alla sua opera principale il Vom Kriege pubblicata però postuma dalla moglie, Marie von Brühl, ma in realtà fu un autore relativamente prolifico appassionato di storia, non solo militare, e di letteratura. Il Della guerra ripubblicato recentemente da Mondadori in un nuovo formato è un testo lungo e complesso anche a causa del fatto che Marie cercò di assemblare gli appunti del marito scomparso unendo di fatto parti riviste e corrette dall’autore, come per esempio il primo libro, ad altre in una fase ancora incompleta, come il libro ottavo. Malgrado ciò però è un testo a cui non è possibile rinunciare se si vuole comprendere la Guerra in quanto fenomeno politico sociale e storico.
Gli elementi centrali del libro sono innumerevoli ma alcuni vanno, almeno brevemente ricordati. Per prima cosa la celeberrima frase “Der Krieg ist eine bloße Fortsetzung der Politik mit anderen Mitteln” ovvero “la guerra altro non è che la continuazione della politica con altri mezzi” e il legame tra lo strumento bellico e lo scopo politico resta l’elemento centrale del pensiero clausewitziano.
Allo stesso tempo però Clausewitz è cosciente, e lo sottolinea chiaramente, che la guerra è un fenomeno storico in continuo mutamento, la definisce un camaleonte, e dunque la cornice storica e sociale in cui un particolare conflitto avviene deve essere preso in considerazione e ha profonde ripercussioni sulla guerra stessa. Questa è la grande lezione della Rivoluzione Francese e del periodo napoleonico con le prime guerre nazionali e la nascita dei moderni eserciti di massa.
Altro punto focale della sua opera è indubbiamente l’idea di attriti, ovvero tutti quegli elementi politici, geografici, climatici, casuali che influenzano le operazioni e quindi possono modificare il corso degli eventi al di fuori della volontà dei generali o al di là dei migliori piani strategici. Infatti, il prussiano è cosciente che anche il migliore piano dovrà mutare al contatto con la realtà e quindi alla sua prima applicazione pratica.
Un terzo elemento è il cosiddetto triedro di Clausewitz, ovvero l’idea astratta di interpretare la guerra come un fenomeno composto da tre forze “primordiali” che combinandosi tra loro non solo hanno sempre un peso diverso a seconda della guerra e del periodo storico, ma creano conflitti sempre diversi uno dall’altro. Queste tre forze sono: “la violenza originale del suo elemento, l’odio e l’inimicizia, da considerarsi come un cieco istinto; [… il] giuoco delle probabilità e del caso, che le imprimono il carattere di una libera attività dell’anima; [la] sua natura subordinata di strumento politico, ciò che la riconduce alla pura e semplice ragione”.
Un altro elemento del pensiero clausewitziano che merita una breve citazione è la sua riflessione sul concetto di guerra di popolo nel Libro sesto. Clausewitz è un esperto del tema, ne aveva già affrontato la problematicità durante gli anni di insegnamento alla Krieg Akademie di Berlino e sintetizza in poche pagine la realtà tattico strategica di questi conflitti che sono strategicamente difensivi seppur tatticamente offensivi. Le sue riflessioni diventeranno poi celebri non solo per via della sua opera ma perché i più importanti teorici della guerriglia del XX secolo prenderanno da lui spunto per riflettere su questa particolare forma di scontro. Sia Lenin sia Mao lessero e apprezzarono su questi punti Clausewitz.
L’obiettivo di questo post non è certo quello di spiegare la teoria clausewitziana della guerra, scopo che richiederebbe ben altro spazio e profondità analitica, quanto ricordare due aspetti. Primo, Clausewitz è nato il 1° luglio 1780 e non come spesso si legge (anche sulla sua tomba) il 1° giugno dello stesso anno. Ciò risulta evidente dai documenti originali della chiesa di Burg (Unserer Lieben Frauen, Oberkirche) che ho avuto il piacere di consultare visitando il museo di Clausewitz e parlando di questo aspetto con uno dei curatori del museo stesso. Ed è questo il secondo aspetto rilevante del post. Nel 2010 ebbi la possibilità di visitare Burg e la casa della famiglia Clausewitz, oggi trasformata in un museo che occupa il primo piano dell’edificio. Al suo interno si possono trovare alcuni reperti della casa (impossibile stabilire se fossero appartenuti alla famiglia Clausewitz o a eventuali proprietari seguenti), busti, ritratti e stemmi, copie originali della prima edizione del Vom Kriege e le edizioni tradotte nelle varie lingue della stessa opera dal cinese al giapponese, dal francese all’inglese all’italiano che regalai io al museo. Dal centro paese è poi possibile uscire e andare a visitare il cimitero dove Clausewitz è sepolto insieme alla moglie. La coppia fu traslata nell’attuale luogo di sepoltura nel 1971 quando l’allora governo della Germania Est accolse le salme provenienti dall’originale collocazione presso Breslau in Polonia.
Le foto allegate furono scattate durante la mia visita nel 2010, possibile che qualcosa sia cambiato. Resta però una gita interessante e ricca di fascino alla scoperta di luoghi e personaggi storici.
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