Il mese scorso avevo pubblicizzato un evento che mi vedeva in modo indiretto protagonista, ovvero la presentazione del progetto Fighting Terrorism on the Tobacco Road alla Camera dei Deputati con la partecipazione di importanti figure politiche, di alti rappresentanti delle Forze dell’Ordine e di accademici ed esperti di primo piano. Ora, invece, volevo presentarvi più nel dettaglio quel report Terrorismo, Criminalità e Contrabbando pubblicato da Rubettino. Il testo curato dall’ex Prefetto Carlo De Stefano, Elettra Santori e Italo Saverio Trento è lungo e molto articolato, il che lo rende uno strumento essenziale per comprendere sia la minaccia terroristica nello specifico sia i suoi legami con i traffici criminali.
Un elemento sicuramente importante del testo è
che non solo ha molti capitoli in cui vari esperti, tra cui il
sottoscritto, hanno affrontato temi specifici, ma è ricco anche di
interviste, molto ben condotte e mirate, a importanti figure
istituzionali italiane che riescono a offrire uno sguardo più
dettagliato e informato su aspetti riguardanti il nostro Paese. Tra gli
intervistati compaiono anche accademici come Renzo Guolo, sociologo
dell’Islam presso l’Università di Padova, e giornalisti come Lucio
Caracciolo di Limes e Fausto Biloslavo de il Giornale.
A mio avviso però meritano una menzione particolare le interviste
condotte con vari elementi delle nostre Forze dell’Ordine sia perché le
loro parole rappresentano uno sguardo dall’interno dei problemi sia
perché offrono uno spaccato importante su questioni cruciali. Tra gli
intervistati troviamo il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, il già
Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Franco Roberti,
Giovanni Nistri, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Franco
Gabrielli, Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica
Sicurezza.
In particolare quest’ultimo mette in luce alcuni aspetti
importanti, come per esempio l’efficacia dell’antiterrorismo in Italia,
la centralità e originalità nel panorama europeo in questo campo del
CASA (Comitato di Analisi Strategica Anti-terrorismo), ma dalle sue
parole emerge anche una importante tensione che riguarda le vere o
presunte connessioni tra il fenomeno del terrorismo, e di quello
jihadista in particolare, e della criminalità nazionale e internazionale
soprattutto. Sottolineo questo punto non solo perché è oggi un elemento
di studio e riflessione tra esperti molto importante, ma anche perché è
un po’ il filo conduttore di tutto il lavoro che cerca di mettere in
luce la natura del terrorismo del XXI secolo evidenziando proprio come
sfrutti, o possa sfruttare, contatti, legami, connessioni, rotte più
legati ai traffici criminali. Mentre, secondo Gabrielli, le risultanze
investigative non consentono di stabilire l’esistenza di una stretta
connessione tra i circuiti della criminalità organizzata e quelli del
terrorismo, secondo, invece il Generale Toschi, Comandante Generale
della Guardia di Finanza, i due fenomeni (terrorismo internazionale e
criminalità autoctona italiana) “presentano evidenti punti di
convergenza che non permettono di escludere possibili interazioni
indirette” (p. 474). Infatti, parlando di questi due fenomeni è giusto
notare due elementi. Primo, essi sono diversi per natura e scopi:
politici per il terrorismo, economici per la criminalità. Secondo, non
esistono, al momento, dati certi su una loro convergenza strategica. Ciò
malgrado può esistere, e purtroppo ne abbiamo conferma in molti casi e
indagini, una loro convergenza prettamente tattica, ovvero legata a quel
particolare momento, caso, personaggio, prodotto. Ovvero il gruppo
terroristico per sfruttare l’opportunità offerta dal momento può
dedicarsi ad attività criminali, si pensi a ISIS e alla vendita di
reperti archeologici o di stupefacenti per esempio, oppure può sfruttare
reti e contatti criminali per i propri scopi come spostare uomini,
attraverso i flussi legati al traffico di persone, o armi e altro. In un
mondo progressivamente globalizzato e dove le frontiere vengono
gradualmente messe in discussione, questo elemento diventa centrale e
necessita di un’attenzione estrema.
Tornando,
invece, ai contenuti del testo dopo un primo capitolo sulla natura,
ideologia e storia dei gruppi jihadisti come al-Qaeda e ISIS, si entra
più nello specifico del problema con il capitolo curato da Alessandro
Locatelli e Daniela Fantozzi che si focalizza sui traffici illegali e il
terrorismo. Vengono così analizzati nello specifico i singoli traffici
(stupefacenti, migranti, di organi, di reperti archeologici, di armi) su
scala globale offrendo dati e importanti riflessioni per meglio
comprendere il fenomeno prima di analizzare la risposta europea e il
finanziamento dei gruppi jihadisti sul continente.
Il terzo capitolo
si apre con un mio saggio sul concetto di terrorismo ibrido che mette in
luce come il fenomeno stia cambiando nel corso del XXI secolo rispetto a
ciò a cui eravamo abituati nei decenni precedenti, per poi spostarsi
con l’intervento di alcuni esperti, tra cui l’amico Giuseppe Dentice,
sull’impatto del terrorismo in varie aree geopolitiche e in particolare i
Balcani, il Medio Oriente, con un approfondimento su Hezbollah da parte
di Marco Vignati, e il nord Africa, Andrea Sperini.
Il quarto
capitolo mi vede ancora protagonista nel cercare di delineare brevemente
i possibili scenari di sviluppo della minaccia terroristica nelle aree
precedentemente ricordate, alla luce delle più recenti operazioni di
contrasto a livello internazionale e delle loro conseguenze come la fine
del controllo territoriale di ISIS.
Federico Sergiani e Angelo Socal
si occupano, invece, di cyberterrorismo e dei canali di finanziamento
che il terrorismo può sfruttare nel mondo virtuale e nel darkweb. Il
sesto capitolo, curato da Agnese Moglioni, si concentra sul carcere come
luogo di radicalizzazione e sugli strumenti messi in pratica in Italia
per cercare di contrastare il fenomeno. Strettamente correlato al tema
vi è poi il settimo capitolo di Elettra Santori che si occupa di come
sviluppare un efficace percorso di de-radicalizzazione prendendo in
esame in particolare il caso danese.
L’ultimo capitolo curato da
Carlo De Stefano è, invece, un’interessante approfondimento sugli
strumenti di indagine e le metodologie di contrasto al terrorismo in cui
emerge sia l’esperienza dell’autore in queste questioni sia la
centralità del ruolo del CASA nell’antiterrorismo in Italia.
Essendo un libro a cui ho direttamente partecipato non posso che consigliarne la lettura, ma bisogna sottolineare che il volume ha almeno due grandi meriti. Primo, è uno dei pochi e dei primissimi testi sul panorama italiano che si occupa, con tutte le difficoltà del caso, di analizzare nello specifico il tema della sovrapposizione tra terrorismo e criminalità internazionale. Tema centrale ma su cui anche la ricerca accademica internazionale ha, per ora, prodotto pochi risultati. Secondo, offre un quadro esaustivo non solo sul terrorismo jihadista del XXI secolo da un punto di vista sia geopolitico affrontando varie aree, sia teorico prendendo in esame traffici, collegamenti e trasformazioni; ma anche sulle operazioni italiane, sulle nostre Forze dell’Ordine e sugli strumenti italiani atti a contrastare la minaccia.
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