21 Novembre, 2024

Rischi e minacce dello Stato Islamico

È appena uscito per Rubbettino Rischi e minacce dello Stato Islamico, la seconda ricerca (qui la trovate la prima) che ho curato in qualità di direttore dell’Osservatorio ICSA per la Sicurezza nel Mediterraneo (OISMed) e che si focalizza su uno dei temi centrali per la sicurezza nell’area mediterranea negli ultimi anni: ovvero le operazioni e la pericolosità dell’auto proclamatosi Stato Islamico. Benché sia nata nel quadro dell’instabilità irachena (e su questo tema si vedano due miei precedenti lavori, qui e qui) è arrivata a rappresentare una vera minaccia per la stabilità regionale a partire dal 2012/2013 quando iniziò a conquistare ampie porzioni di territorio in Siria e in Iraq occupando militarmente importanti città come Mosul, Falluja, Ramadi in Iraq e Raqqa, Palmira in Siria. Al contempo il gruppo lanciò sia una vasta campagna di “espansione” in altri Paesi (occupando Sirte in Libia nel 2016 e operando con successo in Sinai) e teatri come quello del Sahel e dell’Afghanistan, sia una serie di operazioni a carattere più terroristico contro Paesi occidentali e in Europa.

Dalla liberazione della città irachena di Mosul nell’estate del 2017 in poi la milizia ha perso tutti i territori che controllava in Medio Oriente oltre che la capacità di condurre azioni organizzate in Occidente. Di conseguenza il tema sulla pericolosità di ISIS, sulla sua persistenza nel teatro mediterraneo e sulle sue capacità operative è progressivamente svanito dai media. Ma ISIS è stato veramente sconfitto? Davvero ciò che resta non rappresenta più una minaccia di cui preoccuparsi?

Queste sono le domande intorno a cui ruota la ricerca che mira a fare il punto sulla situazione attuale di ciò che resta a livello di rischio sul medio-lungo termine della milizia. A tal fine il lavoro ha guardato alla minaccia posta da ISIS da due prospettive diverse, ma strettamente correlate: la politica internazionale, in particolare i problemi di sicurezza e stabilità in alcune aree; e il tema della sicurezza interna per i Paesi europei. Sono analisi molto diverse fra loro, poiché nel primo caso si tratta di esaminare una vera e propria milizia che impiega anche la tattica del terrorismo per compiere le proprie azioni offensive, ma che al contempo utilizza la guerriglia, traffici criminali e il legame con la popolazione locale per radicarsi nelle diverse regioni. In questo caso le contromisure devono essere più in linea con le operazioni di controinsurrezione e l’elemento militare è indubbiamente quello centrale. Il secondo caso, invece, prevede l’impiego di più “tradizionali” approcci di contro-terrorismo con le relative riflessioni sul tema della de-radicalizzazione. Allo stesso tempo però i due scenari sono strettamente legati, poiché la propaganda che alimenta il secondo nasce dai successi ottenuti nel primo.

Il fatto che ISIS sia ancora una seria minaccia in alcune aree è dimostrato da qualche dato: tra il gennaio 2018 e il maggio 2019 nel solo Iraq ISIS ha condotto 28 attacchi con veicoli suicidi (una media di circa due al mese), mentre dal marzo 2020 a quello 2021 il gruppo ha condotto 1.146 attacchi di varia natura in 19 diverse province irachene, ovvero una media di tre operazioni al giorno (https://www.amazon.it/How-Isis-Fights-Military-Tactics/dp/1474438210). Inoltre nei teatri di maggiore interesse per il nostro Paese, Medio Oriente e Africa, l’ideologia del gruppo e le sue capacità operative restano una seria minaccia per la sicurezza e stabilità locale conducendo diverse tipologie di attacchi e mettendo in difficoltà le locali forze di sicurezza. Il perdurare di una tale situazione aumenta, come è facile immaginare, il rischio che il gruppo possa trovare un nuovo terreno dove radicarsi in maniera più stabile per lanciare offensive di più ampio spettro.

Struttura e indice

Al fine, quindi, di offrire un quadro il più possibile esaustivo, il volume si articola in vari capitoli che analizzano problemi diversi ma interconnessi.

Io ho scritto il primo capitolo che prende in esame le più recenti operazioni dello Stato Islamico nell’area MENA analizzando nello specifico la situazione in Siria e Iraq e mettendo in luce alcune peculiarità di ISIS per leggerlo più correttamente come una milizia in grado di compiere azioni guerrigliere e terroristiche e di legarsi profondamente con la popolazione locale.

Il capitolo seguente curato da Andrea Sperini è un dettagliato studio di due gruppi legati a ISIS ma con sigle diverse e che operano in un’area oggi centrale per comprendere appieno la minaccia jihadista, ovvero l’Africa centrale e il Sahel.

I capitoli tre e quattro offrono uno spaccato su situazioni specifiche che si inquadrano nel contesto appena descritto. Paolo Napolitano, ex ricercatore NATO, ricostruisce la situazione della lotta a ISIS in Iraq attraverso un’analisi dettagliata della NATO Mission Iraq (NMI), ovvero la missione di addestramento delle forze di sicurezza irachene sotto l’egida della NATO la cui guida verrà assunta dall’Italia nel 2022. Alessandro Natali, invece, ci offre uno spaccato della situazione in Marocco, un Paese dove il pericolo terroristico è presente, ma in cui le forze di sicurezza sono riuscite a contenerlo significativamente.

Il capitolo cinque a firma del Generale Ganzer è il perno su cui la ricerca fa leva per spostare il suo focus dall’arena internazionale alla situazione italiana ed europea. Infatti, il Generale ricostruisce le operazioni internazionali del nostro Paese in chiave anti-ISIS, ma anche nel tentativo di dare una valutazione dei vantaggi, rischi e pericoli di tali operazioni. Ciò dunque ci conduce a riflettere in modo più sistematico su quello che sono i pericoli del terrorismo oggi in Italia e in Europa. Nel primo caso il Prefetto De Stefano, nel suo breve ma intenso e approfondito capitolo, mostra come il nostro Paese in prima linea. In tale contesto risulta centrale il tema della radicalizzazione e della de-radicalizzazione su cui riflette Elettra Santori nel capitolo conclusivo grazie a cui possiamo anche ricordare i frequenti e recenti attacchi terroristici in Europa che sottolineano la persistenza di una minaccia ancora presente e pericolosa.

ISIS è dunque una minaccia più contenuta rispetto a qualche anno fa, ma non per questo da sottovalutare. Da un lato, si tratta di un gruppo che ha dimostrato nella sua storia ormai più che decennale di sapersi adattare alle situazioni politiche e militari che si trova ad affrontare. Indubbiamente, una delle sue caratteristiche è quella della flessibilità operativa che dunque gli permette di sopravvivere anche in condizioni difficili per poi trovare nuovi sbocchi in un secondo momento. Dall’altro, le ragioni profonde economico-politiche così come il vuoto politico e l’instabilità di diversi Paesi che hanno permesso al gruppo di nascere e radicarsi in varie regioni non sono state completamente eliminate lasciando quindi spazio a possibili ritorni in futuro.

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