21 Novembre, 2024

La guerra dei Sette anni

Uno degli eventi più caratterizzanti della politica internazionale è senza ombra di dubbio la guerra perché essa può sovvertire gli equilibri politici ed economici, può aprire nuove opportunità, far emergere nuovi protagonisti o obliterare dalla storia vecchi attori. Per questo lo studio della guerra è sempre stato uno dei campi principali per chi si occupa di politica internazionale e per questo attraverso i principali conflitti si stabiliscono inizi e fine di vari periodi storici.

A livello di relazioni internazionali sono diverse le guerre che rappresentano uno spartiacque, dalla Guerra dei Trent’anni (1618-1648) alla Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), ma ci sono altri conflitti, magari meno noti o il cui impatto non è stato pienamente riconosciuto, che andrebbero ricordati come per esempio la Guerra dei Sette anni (1756-1763). Un testo agile e completo per capire meglio le fasi e le dinamiche di quel conflitto è indubbiamente Marian Füssel, La guerra dei Sette anni.

Perché quello scontro bellico può considerarsi importante? Almeno per due ragioni principali: primo, perché per gli inglesi rappresenta il punto di origine dell’impero britannico, che, volenti o nolenti, ha dato forma ai secoli seguenti; secondo, perché i teatri di operazioni vanno dall’America del Nord all’India passando per varie parti dell’Europa. In questo senso fu indubbiamente una vera e propria guerra mondiale. Inoltre La Guerra dei sette anni fu un conflitto in cui le tradizionali alleanze vennero sovvertite e apparvero sulla scena attori che diventeranno poi centrali come la Prussia di Federico II il cui punto di forza fu indubbiamente la forza del suo esercito. Quest’ultimo aveva una media di 1 soldato ogni 29 cittadini, mentre quello inglese 1 su ogni 310, l’80% delle imposte prussiane serviva per finanziare l’esercito, mentre la media europea si attestava sul 40/50%. Con Federico II l’esercito non solo si ampliò ulteriormente, ma il re favorì lo sviluppo di un’industria militare interna in modo da essere indipendente. Le forze armate non erano solo numerose e ben armate, ma erano anche ben addestrate, comandate e organizzate. Le stesse conseguenze di quel conflitto sono da tenere in considerazione visto che in vario modo a esso possono essere fatti risalire conflitti e rivoluzioni seguenti come la Guerra di Indipendenza americana (1776) e la Rivoluzione francese (1789). Da un certo punto di vista fu una delle ultime guerre di gabinetto e una delle prime a carattere imperialistico. Fu una guerra, inoltre, che vide una grande varietà di forme di scontro dalla guerriglia nei teatri extra-europei a scontri più tradizionali, assedi e distruzioni in Europa.

Il contesto storico in cui scoppiò la guerra dei Sette anni era sostanzialmente quello delle guerre dinastiche del XVIII secolo, poiché dalla pace di Acquisgrana (1748) sia Francia sia Austria erano rimaste insoddisfatte e in particolare vedevano la Prussia, che da quel trattato aveva ottenuto la Slesia, come uno stato da indebolire e smembrare. La Francia era inoltre in rotta di collisione con la Gran Bretagna soprattutto per la questione delle colonie. Che questa guerra avesse un carattere globale già per i suoi contemporanei viene messo ben in evidenza da un brano di Federico II citato dall’autore: “Ciascuno sa che i disordini che agitano l’Europa hanno avuto avvio in America, che il contrasto divampato tra inglesi e francesi sulla pesca dello stoccafisso e su certi territori incolti in Canada ha dato impulso alla guerra sanguinosa che ha gettato il nostro continente nel lutto” (p. 26). Tale aspetto mette inoltre in luce come, in quegli anni, si stesse ormai sviluppando un’economia di mercato globale che poi sarebbe diventata dominante con la globalizzazione.

La Gran Bretagna, essendo in contrasto con la Francia, estese la sua tassazione anche alle colonie americane, con le conseguenze che poi sfociarono nella rivoluzione dei decenni successivi, e i coloni americani continuarono l’espansione entrando in conflitto e competizione proprio con la Francia. Tale situazione, inoltre, si ripresentava anche in India dove le succursali dei due Paesi convivevano e si rivaleggiavano. In Europa, invece, la Gran Bretagna mirava a mantenere l’indipendenza dell’Hannover e a tal fine decise di allearsi con la Prussia invece di inviare un esercito che sarebbe risultato anche molto costoso. Tale mossa però portò Francia, Austria e Russia a rivedere le proprie posizioni nei confronti di Londra.

La Guerra dei Sette anni introdusse, inoltre, un tema che è stato di grande attualità qualche anno fa, ovvero quello della guerra preventiva. Infatti, gli storici ancora adesso discutono se Federico II abbia condotto una guerra preventiva o una di pura aggressione. Risponde lui stesso: “Se ho prevenuto gli attacchi della regina d’Ungheria, ciò è accaduto perché ero informato dei suoi piani avendo in mano documenti accreditati al riguardo e per attenermi al noto principio: praevenire quam praeveniri. Non v’è dubbio che chiunque abbia anche solo un po’ di senno non lascerà mai ai propri nemici il tempo di fare tranquillamente tutti i preparativi per distruggerlo, e sfrutterà l’anticipo per mettersi in vantaggio”. L’ultima frase è una lezione politica valida ancora oggi e non solo per il problema della guerra.

La varietà di tipologie di scontro e teatri di questa guerra è testimoniata dai suoi primi eventi, infatti il conflitto non scoppiò in Sassonia bensì nelle Baleari con l’attacco di una forza di invasione navale francese contro la locale guarnigione inglese. Poi nell’agosto del 1756 Federico II invase la Sassonia, arrivando già il 9 settembre a Dresda, nel tentativo di assestare rapidamente un colpo determinante contro i quartieri invernali per far sì che il conflitto si risolvesse in fretta. Nei mesi successivi le alleanze andarono a delinearsi con l’entrata in guerra anche della Russia. Così però la Prussia si trovò nella condizione strategica che il suo sovrano aveva cercato di evitare, ovvero una sorta di accerchiamento. La descrizione che viene fatta delle varie battaglie, assedi e movimenti di truppe nel capitolo tre è molto interessante, precisa e ricostruisce bene le vicende del teatro europeo oltre a mettere in evidenza le capacità militari di Federico II e la sua ricerca dell’iniziativa. Non mancarono nemmeno operazioni navali tra Gran Bretagna e Francia.

Mentre la guerra in Europa era scandita da tradizionali battaglie frontali (seppur spesso combattute con tattiche innovative come fece Federico II) e assedi, in Nord America si combatté una vera guerra asimmetrica descritta nel capitolo quattro nelle foreste, una vera guerriglia con scaramucce, raid e imboscate dove emersero come protagonisti indiani e ranger (la cui origine però è precedente) di Robert Rogers che stabilì le famose 28 regole tutt’ora valide per il moderno reparto dei Ranger americani. Il capitolo cinque, invece, studia le operazioni in India dove Francia e Inghilterra si fronteggiavano appoggiando di volta in volta potentati locali in conflitto. I francesi anticiparono gli inglesi nel reclutamento di locali che venivano addestrati e inquadrati seguendo lo stile europeo, ciò permise di sopperire alle difficoltà di inviare truppe dalla madrepatria. Invece, durante l’assedio di Chandernagore gli inglesi guidati da Robert Clive utilizzarono la guerra psicologica lanciando frecce con legati messaggi che promettevano una ricompensa ai soldati che si sarebbero arresi. La sconfitta francese in India permise agli inglesi di controllare tutta l’area.

Il capitolo sei si focalizza su un altro teatro “minore” ma in realtà centrale per lo sviluppo della storia internazionale successiva, ovvero le isole caraibiche che all’epoca erano possedimento francese, ma difese da una manciata di soldati, e che nel corso del conflitto vennero prese di mira dalla marina britannica. La Francia, perdendo quelle importanti stazioni, rimase priva della sua via commerciale a favore degli inglesi, così la Spagna nel 1762 cercò di riequilibrare la situazione ed entrò in guerra visto che disponeva di una marina e di basi marittime pari a quelle inglesi. La Gran Bretagna prese di mira prima L’Avana e poi Manila nelle Filippine, entrambi possedimenti spagnoli. In tempi diversi entrambe caddero (anche se poi vennero riconsegnate agli spagnoli alla firma della pace di Parigi in cambio della Florida) e nasceva così l’impero coloniale globale britannico.

Un ulteriore aspetto molto moderno di questa guerra, che in un certo senso anticipa lo sviluppo successivo, è quello legato alla pubblicistica e in seconda battuta alla propaganda. All’epoca c’erano già importanti mezzi di comunicazione e questo confitto fece sviluppare giornali, volantini, medaglie, tabacchiere, porcellane e altri prodotti artigianali similari. Non solo, in Germania ebbe un importante successo un libricino pubblicato a Berlino nel 1758 Canti guerreschi di un guerriero prussiano durante le campagne del 1756 e 1757 in cui si esaltano ed eroicizzano le gesta dell’esercito prussiano durante le battaglie, anticipando di fatto lo spirito nazionalistico che poi divenne centrale in tutta Europa qualche decennio più tardi. Un altro esempio è l’opera di Thomas Abbt Sulla morte per la patria (1761) in cui si afferma la triade Dio, re e patria. Come le guerre più moderne, quella dei Sette anni conobbe una fortuna letteraria grazie a numerosi diari, lettere e racconti scritti dai soldati che presero parte al conflitto come per esempio Vita di un poveruomo scritto da un soldato semplice svizzero, ma che servì nell’esercito prussiano. Uno degli esempi più moderni di questa letteratura è la trasposizione cinematografica fatta nel 1975 da Kubrick con Barry Lyndon, tratto dalle memorie di un soldato impegnato nel conflitto.

Per concludere, il testo di Füssel ricostruisce molto bene la guerra dei Sette anni nelle sue dinamiche prettamente militari, mettendo anche in luce il crescente ruolo dell’artiglieria, e politiche e inoltre sottolinea gli elementi di novità del conflitto e le ragioni per cui quello scontro bellico rappresenta un momento di passaggio verso un sistema internazionale più moderno con nuove dinamiche, protagonisti e scenari.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *