Nel numero 01/2023 di Rivista di Politica è stato pubblicato un mio contributo particolarmente originale, poiché si tratta molto probabilmente del primo studio sul pensiero militare di un autore pressoché sconosciuto, ma molto interessante per vari motivi: Rühle von Lilienstern (1780-1847). Egli fu un militare prussiano contemporaneo a Clausewitz, con il quale infatti condivide riflessioni, idee e incarichi, ormai poco noto ma all’epoca piuttosto importante e certamente interessante e originale nelle sue riflessioni.
Egli scrisse diverse opere, non solo a carattere militare, ed è sicuramente famoso per il suo pamphlet polemico verso Kant e a carattere più politico Apologia della guerra. Nel mio saggio dopo una breve introduzione sulla sua vita, prendo in esame quell’opera in un paragrafo, ma è il seguente che si concentra maggiormente sul tema della guerra analizzando le idee strategiche di Rühle von Lilienstern.
Un primo tema è quello del ruolo della storia. Egli riflette sullo studio della storia come strumento per comprendere la guerra, un argomento a cui dedicò un libro. Secondo la sua interpretazione la storia militare è un metodo applicativo di insegnamento, in quanto può essere considerato come un test che accompagna il messaggio teorico. Benché su questo specifico punto proponga un uso della storia un po’ dogmatico e lontano dall’idea di Clausewitz, i due condividono diverse idee sulla Guerra. Entrambi, per esempio, riconoscono che le guerre napoleoniche rappresentano un punto di svolta nell’evoluzione storica del fenomeno.
L’opera principale per il pensiero strategico militare di Rühle von Lilienstern è sicuramente il suo Handbuch für den Offizier zur Belehrung im Frieden und zum Gebrauch im Felde pubblicato in due volumi. Qui emerge chiaramente come, con Clausewitz, Rühle von Lilienstern condivida la visione della guerra come strumento della politica. Già in un lavoro precedente egli affermava che l’analisi dell’intreccio tra guerra e l’arte di governo dovrebbe essere al centro del pensiero strategico.
A conferma di questo legame in un paragrafo successivo afferma che «in fondo a ogni guerra c’è uno scopo e una causa […] Questi determineranno il carattere e la direzione di ogni attività». Quindi si possono avere diversi tipi di guerra a seconda dello scopo e dei motivi di essa e in particolar modo si entra nella dicotomia tra guerra totale e limitata che mirano a due diversi tipi di pace. La stessa vittoria in battaglia potrebbe non essere determinante per il risultato finale perché dipende dal contesto, un’affermazione sicuramente moderna ma che si discosta da quel modello napoleonico che in quegli anni e per i decenni a venire fece scuola.
Inoltre se la vittoria non è sempre lo scopo ultimo del combattimento allora si aprono i vari scenari di guerra irregolare su cui Rühle von Lilienstern riflette in senso moderno. Da un lato ne riconosce la validità e l’importanza, dall’altro ne sottolinea il carattere diverso rispetto alla guerra regolare ovvero il fatto che serve prolungare il tempo del conflitto e che le singole azioni sono rilevanti solo se poste nel contesto giusto. Per lui, che come Clausewitz ebbe una certa esperienza diretta di questo genere di situazioni, non c’è una distinzione di natura tra le due tipologie quanto piuttosto una sovrapposizione quando le necessità del campo di battaglia lo richiedono. Inoltre, in modo molto moderno riconosce la necessità di un supporto esterno in questo genere di situazioni, ma anche il rischio di escalation insito in tali circostanze.
Sono molti gli spunti di riflessione che nascono leggendo le pagine di Rühle von Lilienstern e molti anche i parallelismi tra lui e Clausewitz che ci permettono di capire come evidentemente alcuni concetti circolassero nelle menti più brillanti di quegli anni.
Rühle von Lilienstern è oggi un autore sconosciuto, ma merita di essere letto per capire meglio le dinamiche strategiche anche attuali e la natura della guerra nel suo insieme. Rimando quindi al mio saggio su Rivista di Politica per un approfondimento su questi e altri temi.