21 Novembre, 2024

Il ruolo della Turchia nel Mediterraneo: Prospettive, scenari, sfide

E’ uscito per Rubbettino il volume “Il ruolo della Turchia nel Mediterraneo: Prospettive, scenari, sfide” che ho curato con il supporto della Fondazione ICSA.

Si tratta della terza ricerca (qui e qui trovate le precedenti) del progetto OISMed, Osservatorio ICSA sulla Sicurezza nel Mediterraneo, che mira ad analizzare le principali minacce alla sicurezza nella regione del Mediterraneo allargato.

In questo volume ci siamo occupati del ruolo della Turchia e di come negli ultimi anni sia stata in grado di ampliare significativamente il suo peso in diversi teatri.

Il primo capitolo, che ho curato io, si concentra su un elemento importante della nuova capacità turca di inserirsi nei, e influenzare i, conflitti della regione, ovvero il ruolo svolto dai suoi droni. La Turchia, infatti, sia attraverso il diretto impiego dei droni di produzione nazionale in Siria e Libia, sia attraverso la vendita degli stessi ad altri Paesi è ormai riuscita a consolidare le sue posizioni politico-diplomatico-economiche in diversi settori dal Caucaso al Nord Africa. Non solo, la rete di rapporti economici derivanti dalla vendita di tali strumenti bellici ha permesso al Paese di raggiungere tre obiettivi: rivitalizzare settori importanti della sua economia in un momento di forte crisi; allacciare rapporti economici e diplomatici con moltissimi Paesi; porsi a livello globale come Paese leader nel campo dei droni militari, ruolo confermato anche nell’attuale guerra in Ucraina.

Il capitolo firmato da Federico Donelli prende, invece, in esame le capacità turche di penetrazione nel continente africano. La nuova fase della politica turca verso l’Africa è contraddistinta da due aspetti: lo sfruttamento del settore sicurezza e difesa come leva di scambio, economico e politico, e l’allargamento delle aree di interesse verso l’Africa occidentale. Queste tendenze oltre a rivitalizzare i rapporti della Turchia con diversi paesi africani accrescono la sua influenza in un contesto geostrategico di crescente competizione globale.

Il capitolo successivo di Riccardo Gasco tocca un tema poco noto ma estremamente importante soprattutto in ottica futura, ovvero i rapporti tra la Turchia e la Cina. Quest’ultima negli ultimi dieci anni ha intrapreso una massiccia politica di investimenti economici e logistici nel Mediterraneo nel quadro della cosiddetta via della seta. In tale contesto la posizione geografica della Turchia incarna un ruolo particolarmente influente per Pechino ed è diventata un’importante destinazione per i capitali cinesi. Allo stesso tempo la politica estera turca, sotto la guida del Presidente Recep Tayyip Erdoğan ha intrapreso un percorso di diversificazione aprendosi gradualmente verso l’Oriente, principalmente a causa dell’indebolimento delle relazioni con gli Stati Uniti e in generale con l’Occidente. La crescente diversificazione nelle relazioni sino-turche indica come ci sia la volontà comune di espandere ulteriormente i rapporti sia economici sia di sicurezza.

Il capitolo 4 curato da Alberto Gasparetto tocca un tema particolarmente importante, ovvero i rapporti politici ed economici tra la Turchia e il KRG, ovvero il governo del Kurdistan iracheno. Qui si mettono in luce i vari interessi turchi e la conflittualità con l’Iraq che tale rapporto fa emergere.

Il capitolo 5 scritto da Elettra Santori si concentra su un aspetto importante dell’influenza turca nel Mediterraneo, ma non solo, ovvero il suo soft power che si ramifica in vari aspetti. Ad esempio, la Turchia è diventata importante per l’offerta medico-estetica a prezzi concorrenziali grazie a cure dentali, trapianti di capelli, interventi di rinoplastica e di mastoplastica additiva. Un secondo aspetto sono le fiction turche che hanno conquistato i palinsesti mondiali, infiltrandosi anche in quelli italiani, con ulteriori ricadute positive sul cine-turismo dei fan, incuriositi dai luoghi ammalianti utilizzati come set. Non tutti questi aspetti sono parte di una strategia complessiva, ma sicuramente indicano una capacità turca di penetrare in contesti diversi e distanti.

Nel capitolo successivo Giuseppe Romeo compie invece un’ampia analisi sui rapporti complessi tra NATO e Turchia. Benché Ankara resti un membro dell’Alleanza e il secondo maggiore esercito, le posizioni turche divergono progressivamente rispetto a quelle di Washington riflesse nelle NATO. Ciò è evidente nel ruolo di mediatore che Erdoğan si è ritagliato nel conflitto in Ucraina evitando gli estremismi occidentali e dialogando con entrambe le parti. Tuttavia è una distanza che risulta chiara guardando anche ad altre crisi come per esempio la Siria, i rapporti con la Grecia oppure la questione energetica.

Proprio la questione dell’Egeo è l’oggetto di analisi di Gianpaolo Scarante nel cui capitolo mette in luce le diverse questioni che pongono Ankara e Atene in contrapposizione e che negli ultimi anni hanno portato a diversi momenti di alta tensione anche militare. La questione è complessa e spinosa ma fondamentale sia per la Turchia, se vuole ampliare il suo ruolo nel Mediterraneo, sia per il presente volume se si vuole comprendere pienamente i tavoli in cui Ankara è coinvolta.

Rapporti diversi, invece, la Turchia li mantiene con l’Iran tema su cui si concentra Francesco Petrucciano e che diventa importante anche per capire i diversi attori coinvolti nella crisi siriana. In linea generale si tratta di buon vicinato che da decenni è del tutto pacifico, ma non mancano degli elementi di frizione soprattutto nel quadro del contesto regionale/globale dove la Turchia sta guadagnando posizioni.

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