Sul numero 02/2018 di Rivista di Politica possiamo leggere un’interessante coppia di articoli: Ernesto C. Sferrazza Papa, Topolitiche del Conflitto. A partire dalla traduzione italiana di La thalassopolitique di Julien Freund e appunto La talassopolitica. Spazio e tempo della politica nell’era tecnologica. Il perché questi saggi siano oggi importanti è presto detto: la politica del XXI secolo è dominata da un mainstream mediatico e accademico in cui dominano temi quali cooperazione, organismi sovranazionali oltre che concetti, come diritti umani e interventi umanitari, che in linea teorica dovrebbero appartenere a tutta l’umanità senza distinzione; la realtà però è che la politica internazionale non può prescindere da due elementi centrali, ovvero il Tempo (la Storia) e lo Spazio (la Geografia). La riflessione di Freund va appunto nella direzione di analizzare il nuovo (il testo è del 1985) spazio politico in connessione con la tecnologia.
Il breve lavoro di Freund nasce come postfazione della traduzione francese di Land und Meer
di Carl Schmitt e quindi si inserisce in un dibattito politico e
filosofico ben preciso che ruota intorno al concetto di geopolitica.
Freund condivide con l’autore tedesco sia la natura conflittuale della
politica identificabile nel nesso amico-nemico, sia l’idea che la storia
umana possa essere interpretata come una lotta tra due diverse
tipologie di potenze: continentali e quindi telluriche i cui elementi
centrali sono lo Stato e la sovranità; marittime che sono mobili e più
fluide. In questa interpretazione spaziale della politica internazionale
Freund pone poi l’accento su due considerazioni centrali: il ruolo
degli Oceani e in particolare dell’Oceano Pacifico è centrale;
l’emisfero Sud sta aumentando il suo peso relativo. Ne consegue che il
ruolo dell’Europa è destinato a declinare sempre più visto che è l’unico
dei continenti a non avere uno sbocco sul Pacifico. In questo contesto
acquisisce quindi un ruolo centrale la talassopolitica, ovvero il
pensare le forme della politica partendo dalle loro manifestazioni su
uno spazio oceanico (il che esclude quei casi storici di potenze
marittime legate però a mari interni come il Mediterraneo).
Vi è un
altro elemento della riflessione di Freund da prendere in
considerazione, ovvero il ruolo della tecnologia. Infatti, se sulla
terraferma è possibile muoversi e spostarsi senza l’uso della
tecnologia, negli oceani ciò diviene semplicemente impossibile e dunque è
il progredire della tecnologia che ha portato l’Oceano ad acquisire il
ruolo centrale che Freund gli riconosce. L’autore francese fa però un
ulteriore passo in questa direzione, poiché afferma che con il
sottomarino nucleare si è rovesciato il tradizionale rapporto tra terra e
mare, ovvero ora è la terra alla mercé del mare perché con il
sottomarino nucleare, in grado di operare in modo indipendente senza
bisogno, quasi, di rifornimenti, viene meno anche la centralità delle
basi terresti per il controllo dei mari e soprattutto minaccia
direttamente la terra con i suoi missili e con l’elemento sorpresa che è
innato nell’arma.
È dunque la talassopolitica, insieme
alla tecnologia, a dover essere presa come elemento centrale per lo
studio della politica internazionale. La geopolitica rimarrà importante,
ma per i rapporti interni alle singole regioni, mentre a livello
globale serve ragionare in termini appunto di talassopolitica.
Freund è un autore relativamente poco noto in Italia, anche se sono disponibili in italiano varie opere (qui un interessante trittico
scritto da Campi per inquadrare l’autore e il suo pensiero sulla
guerra), ma questa sua riflessione seppur appartenente ancora al periodo
della Guerra Fredda ci appare molto utile per almeno due ragioni
principali. Primo, pone al centro della riflessione politica il problema
degli spazi e quindi della geografia. Troppo spesso nella politologia
contemporanea e negli studi sulla politica internazionale si concede
spazio a statistiche, dati e riflessioni etico-morali senza prendere
minimamente in considerazione gli spazi politici e geografici dove le
azioni si svolgono. In realtà lo Spazio influenza profondamente la
Politica ed è un elemento da prendere sempre in considerazione, specie
se, come oggi, quegli spazi politici stanno mutando radicalmente.
Secondo, riflette sui grandi mutamenti politici e tecnologici che
influenzano il nostro mondo e offre interessanti spunti sul tema
dell’irregolare, ovvero il partigiano, rispetto agli oceani e quindi
emerge come il terrorista di oggi sia come la figura del pirata più che
del corsaro, il quale seguiva direttive di uno Stato.
Una lettura interessante che aiuta a comprendere meglio gli Spazi della politica internazionale del XXI secolo.